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Scopri le meraviglie di Antrodoco: Le attrazioni imperdibili da visitare

Antrodoco una gemma nascosta che attende di essere scoperta dai turisti avventurosi e amanti della bellezza.

Antrodoco, un affascinante paese situato nel cuore della regione del Lazio, è una destinazione che offre un’esperienza autentica e indimenticabile ai visitatori. Con la sua storia millenaria, l’architettura affascinante e i paesaggi mozzafiato, Antrodoco è un luogo da non perdere per coloro che desiderano immergersi nella bellezza e nella cultura italiana. In questo articolo, scoprirete le attrazioni più belle da visitare ad Antrodoco, che vi lasceranno incantati e desiderosi di tornare.

  • Santa Maria Extra Moenia
 

Il complesso monumentale è costituito da un corpo basilicale e un battistero staccato dalla chiesa, unico esempio nell’architettura sacra abruzzese. L’impianto originario della chiesa viene fatto risalire al IV-V secolo, mentre quello che troviamo oggi è frutto di più manomissioni la più importante della quale risale al Trecento. Le pitture murali interne risalgono al XIV-XV secolo. Il campanile anch’esso trecentesco come il corpo principale della chiesa è una pregevole opera di maestri lombardi e si caratterizza per la policromia delle pietre che lo costituiscono, che vanno dal marmo, al cotto alla pietra arenaria locale, intarsio unico nel suo genere, presenta anche materiali di riuso provenienti da manufatti di epoca romana trovati in loco. Il battistero invece risale al IX secolo e si presenta come scrigno austero delle ricche pitture parietali interne. Il principale ciclo pittorico risale alla seconda metà del 1400 con storie di San Giovanni Battista e dell’Antico Testamento. Di pregevole importanza artistica sono la serie di santi e sante. Da non perdere i giochi di luce interni che segnano il passaggio del tempo nel ciclo annuale della morte e rinascita della natura nei periodi del solstizio d’inverno e del solstizio d’estate.

  • Piazza del Popolo/Palazzo Pallini/Duomo Santa Maria/Porta S.Anna

Piazza del Popolo è nel cuore del tessuto urbano di Antrodoco di epoca angioina, XIII ed il XIV secolo. Nonostante i terribili terremoti che l’hanno colpita, come quello del sastroso del 1703 testimoniato anche dalla data impressa sulla facciata del duomo di Antrodoco, dedicato a Santa Maria Assunta; l’impianto è ben conservato presentandosi con vie regolari a scacchiera e articolato sulla piazza principale nella quale confluiscono i due assi viari più importanti, via del Corso e via del Castello. Sulla piazza si affacciano il duomo dedicato a S Maria Assunta (1315) e palazzi ottocenteschi. Di particolare rilevanza è il Palazzo Pallini dal gusto Liberty. Perpendicolarmente al Corso viuzze strette salgono sui fianchi della cosiddetta Rocchetta; quartiere che ancora presenta i resti dell’antica Rocca, il quale nucleo originale si fa risalire al VII-VIII secolo, di fondazione longobarda. A poca distanza si trova l’unica porta della cinta muraria ancora perfettamente conservata, Porta Sant’Anna; in direzione del fiume Velino e della via Salaria guarda verso le Gole di Antrodoco, considerate sino all’epoca moderna, pre Unità D’Italia, ingresso al Regno Borbonico. All’interno delle mura di Porta Sant’Anna si trova murata una lapide di incerta provenienza che ricorda la ricostruzione di un muro di sostegno della Via Salaria in epoca traianea.

  • Resti della via Cecilia

In prossimità del fosso del Rio Rapelle, si ritrovano i resti di un antico tracciato romano forse pertinenti l’antico tracciato Via Cecilia-Salaria. Si rivelano pietre fuori posto ed allineate a bordo strada, nonché parte dei resti di un piccolo ponte ad un fornice. Si presume che la via Cecilia passasse in questa zona da est ad ovest diretta verso Foruli (Civitatomassa) e poi Amiternum. In realtà che da Antrodoco dipartisse la Via Cecilia non è chiaro, è ancora dibattuto il punto di partenza e distacco di questa strada dalla Via Salaria. Quel che è certo è che il tracciato percorreva una più antica via, quella della transumanza, con la percorrenza stagionale delle greggi dai monti alle valli e viceversa, tracciata da popoli per-romani come i Sabini, dei quali Amiternum, oggi Amiterno era un centro importante.

  • Eremi Rottevecchia e San Saliatore

Imboccando il sentiero C.A.I. n°410A che sale a Monte Giano noto come sentiero degli alpini si giunge agli eremi di San Saliatore e Rottevecchia. Questi eremi tutt’ora conservano nel loro isolamento a contatto con la natura circostanze quel misticismo e quello spirito di serenità che sicuramente spinse i primi monaci a realizzare qui i propri luoghi di ascetica preghiera. Sorgono entrambi in cavità naturali della roccia calcarea: nel caso di Rottevecchia una struttura con pietre locali si adagia sulla roccia nuda nei pressi di una grossa caverna ed un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana; quello di San Saliatore invece, presenta su una parete all’interno di una piccola grotta un lacerto di pittura murale rappresentante un angelo in adorazione realizzata da sapiente mano. Probabilmente questi luoghi di culto si svilupparono a partire dal 1288 quando l’eremita Pietro da Morrone decise di edificare a L’Aquila la basilica di Santa Maria di Colle Maggio, nella quale è stato poi incoronato papa con il nome di Celestino V nell’agosto del 1294. Nello stesso mese emanò una Bolla con la quale induceva un’indulgenza plenaria e universale a tutte le anime, ancora oggi valida che portò alla costruzione della Porta Santa a Colle Maggio, anticipando di sei anni l’introduzione dell’anno santo nel 1300 da parte di Bonifacio VIII a Roma. Tutto questo portò allo sviluppo di una rete di vie di pellegrinaggio da Roma e non solo, verso L’Aquila, con un conseguente aumento di fedeli e pellegrini che proprio dalla Città Santa percorrevano una volta l’anno questa valle per ottenere l’indulgenza.

  • Gole di Antrodoco

Le Gole di Antrodoco, severe dal punto di vista paesaggistico, raggiungono qui il loro punto più stretto e nel tratto in cui le rocce del Monte Giano sono più incombenti sorge il Santuario della Madonna delle Grotte, all’odierno kilometro V della SS17. Venne costruito tra il 1604 e 1612 inglobando una grotta dopo una pastorella di 9 anni Berardina Boccacci, nel 1601, scoprì un’immagine sacra dipinta sulla roccia, raffigurante la Vergine con Bambino. Subito luogo di profonda venerazione per il luogo, ogni anno, ancora oggi nel periodo tra l’Ascensione e la Pentecoste il fatto considerato miracoloso viene ricordato con importanti festeggiamenti. In questi luoghi tra il 7 e il 9 marzo del 1821 si è consumata quella che viene considerata come la Prima Battaglia del Risorgimento Italiano, che vide scontrarsi le truppe costituzionali napoletane comandate dal generale Guglielmo Pepe e le truppe austriache del generale Johann Maria Frimont. Scintilla fu la concessione della costituzione dal re Ferdinando I di Napoli il 7 luglio 1820, su forti pressioni dell’esercito reale e di ufficiali ormai per la maggior parte carbonari, contro quegli equilibri Europei stabiliti dalla restaurazione del 1815. In difesa di Napoli e della costituzione le truppe napoletane si scontrarono con quelle austriache prima nella battaglia di Colle di Lesta presso Rieti, tra Stato Pontificio e Regno di Napoli; poi nelle Gole di Antrodoco, lungo le quali, dopo un ultimo tentativo di arginare l’avanzata delle truppe austriache nel Regno di Napoli, le truppe di Pepe avuta la peggio, si stavano ritirando in direzione de L’Aquila, via per Napoli. L’esercito napoletano avrà la peggio e il generale Frimont venne ricompensato con il titolo di principe di Antrodoco.

  • Chiesa Santa Maria Maddalena-Tratturo-Castello di Corno

Nella valle di Vignola Santa Maria Maddalena è una chiesetta di campagna ricovero per i viandanti e pastori, a pochi metri dall’odierna SS17, strada cantata da Guccini nel brano Statale 17: “(…) Statale 17, com’è lunga da far tutta, romba svelto l’autotreno, questo cielo ancor sereno sembra esplodere d’estate (…)”.  La Statale 17 che trova ad Antrodoco il km0 e a Foggia la sua fine ripercorre il tracciato dell’antica via del tratturo. A Foggia, sotto il dominio Aragonese, vi era la Dogana delle pecore, mentre nei pascoli montani dell’Appennino centrale, la pastorizia era invece regolata dalla Doganelle d’Abruzzo. La sede del percorso tratturale vedeva il lento e copioso fluire della transumanza già in epoca preromanica, ancor prima della costruzione della strada romana, realizzata tra 343 e il 290 a.C. per lo spostamento delle truppe da Roma alla conquista dei territori sanniti. Il tratto che da l’Aquila conduce al Tavoliere prende il nome di Tratturo Magno ed è costellato da chiese e canoniche per i ricoveri proprio come Santa Maria Maddalena. A pochi chilometri troviamo Castello di Corno, di cui oggi possiamo ammirare solo i ruderi ma che ancora oggi danno l’idea del controllo che poteva avere sui traffici per la posizione dominante. Questo Castello va ricordato come uno dei 99 castelli che nel 1254 fondarono l’Aquila.

  • Castello di Piscignola

L’Altopiano di Piscignola a 1100mslm è dominato dai ruderi di un vecchio palazzotto, il Castello di Piscignola, che in primavera con i prati circostanti quasi tutti allagati per la presenza di acqua sorgiva, appare come un tipico paesaggio scozzese. Questo castello fu uno dei 99 castelli che partecipò alla fondazione della città de l’Aquila nel 1254. Questo castello un tempo utilizzato come abitazione stagionale per i pastori, recava nell’architrave dell’ingresso uno stemma lapideo raffigurante dei pesci, oggi perduto. Di questo castrum abbiamo notizia per la prima volta nel 1167 nel Catalogus Baronum, elenco dei vassalli e dei relativi possedimenti. Nel 1408 in un diploma di re Ladislao il castrum di Piscignola sembra già risultare disabitato.

L’Attuale Piscignola è il diminutivo del termine latino piscina ovvero vivaio di pesci. Infatti il fosso di Corno, che nasce dalla sorgente ai piedi castello alimentando un fontanile, doveva essere pescoso.

  • Rocca Di Fondi

Esempio di edificazione rurale del centro Italia dalla caratteristica forma a fuso con la chiesa, dedicata alla Madonna dell’Assunta, e la piazza principale poste alla sommità. Le abitazioni sono tutte costruite con materiali poveri del luogo e si integrano nella natura circostante in maniera esemplare. Le case sono tutte a due piani di cui l’inferiore, parzialmente interrato, serviva da ricovero per il bestiame; il superiore, a livello di strada era l’umile abitazione. Le vie sono molto strette, ripide e scavate quasi nella roccia. Da 1999, con un piano di ricostruzione particolareggiato, si sta riportando agli antichi splendori. La comunità di Rocca di Fondi, fino ai primi decenni del secolo scorso, è stata amministrativamente indipendente. A seguito della legge 146 del 20 maggio 1808, con la quale Giuseppe Napoleone, re di Napoli, riformò il sistema elettorale dei comuni Rocca di Fondi diventò frazione di Antrodoco. Il paese si raggiunge dal centro abitato di Antrodoco, percorrendo una strada panoramica che attraversa castagneti, faggeti, tratti di bosco ceduo e querceti. Altre piante tipiche di questa zona sono il cerro, l’ornello ed il nocciolo; il sottobosco è ricco di funghi e nelle radure assolate è possibile trovare le fragoline. Le montagne che la circondano sono il monte Nuria, monte Giano ed il Terminillo. Anche Rocca di Fondi fu uno dei 99 castelli che partecipò alla fondazione dell’Aquila, in totale Antrodoco ve ne partecipò con 5: Antrodoco, Cesura, Castello di Corno, Pescignola e Rocca di Fondi per l’appunto.

 

Pagine e siti per reperire informazioni utili:

www.castaldato.it (qui si trovano anche brochure del paese e monumenti)

pagina facebook: Antrodoco Turismo

pagina facebook: Museo Lin Delija

sito del comune: www.comunediantrodoco.it

sito del CAI: www.caiantrodoco.it

pagina facebook MTB Montegiano

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