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Il monastero con la chiesa risalgono all’anno 1327 e venne dedicato a S. Caterina, non di Siena , ma di Alessandria, la vergine e martire dotta, uccisa perché cristiana sotto l’imperatore Massimiano o Massenzio (Sec. III). Risulta essere la prima casa religiosa ad essere eretta in Cittaducale dopo la fondazione della città; infatti la lettera di erezione del Monastero reca la data del 26 febbraio 1327 . Agli inizi del sec. XVI il Monastero di S. Caterina si era ampliato ed abbellito, con la caduta delle restrizioni imposte dal vescovo Giovanni Muto di Rieti. Nel frattempo la città era divenuta sede vescovile e il soggiorno di Margherita d’Austria le dava prestigio. Nei due secoli successivi (XVI-XVII) le vocazioni alla vita monastica benedettina non mancavano ed il monastero, pur amplio, stava diventando insufficiente per le nuove necessità. Momenti difficili e di grande spavento non sono mancati neppure alle monache di S. Caterina durante il terribile terremoto della notte del 14 gennaio 1703, che rovine e lutti causò in tutto l’Abruzzo aquilano e Cittaducale non ne fu esente. Il dopo terremoto portò in tutto l’Abruzzo un fervore di opere di ricostruzione. Il Monastero, successivamente, scampò alle leggi eversive del 1809 che sopprimevano gli ordini religiosi e ne confiscavano i beni ma nulla potette a quelle del 1860 emanate dal Regno unitario d’Italia. La fortuna delle monache fu l’aver la gestione di un educandato con relativa scuola dato che non vennero allontanate a causa, appunto, dell’educandato loro affidato . Il governo allora non aveva personale per sostituire le monache nell’educazione delle fanciulle e poteva servirsi di esse fino alla loro naturale estinsione, ma non si estinsero. Mutati i tempi, i Vescovi dell’Aquila, per assicurare alle monache una vita più tranquilla, permutarono il vecchio Seminario di Cittaducale e relative adiacenze con il monastero di S. Caterina; le monache potevano vivere più tranquillamente, ma ancora in una casa non propria. Fu l’arcivescovo aquilano Mons. Costantino Sella a risolvere il problema restituendo alle Monache il loro Monastero con un rogito del notaio civitese Gianfelice all’inizio degli anni ’60 . Oggetto dell’atto fu l’intero Monastero rimanendo esclusa la chiesa che permane in proprietà al Ministero dell’Interno.